Il grande bluff della Primavera pugliese
di Michele Rizzi (*)
Se si volessero rappresentare i sette anni di governo Vendola con il titolo di un film, sicuramente andrebbe bene “il grande bluff”, film francese degli anni cinquanta di Patrice Dally. Un bluff per molti lavoratori pugliesi che hanno sostenuto il “poeta” di Terlizzi sin dalla sua prima elezione a governatore pugliese. Sette anni di propaganda mediatica forsennata di cambiamenti sociali che non si sono mai visti e che invece, hanno testimoniato una perfetta continuità con quelli dell'ex ministro Fitto che aveva governato la Puglia prima dello stesso Vendola.
La narrazione vendoliana: una furba costruzione ideologica
Infatti,
grazie all'opera di agenzie pubblicitarie tra le più importanti in Italia,
Vendola ha creato “la primavera pugliese”, poi la “la Puglia migliore”, poi “la
difesa della Puglia migliore”, facendo passare il messaggio che i destini
sociali del tacco d'Italia fossero legati alla sua persona e ai suoi uomini.
Con questi messaggi, “il rivoluzionario gentile” ha costruito una facciata
carismatica del “diverso” che ha saputo costruire una “Puglia diversa”, mix tra
lotta alla precarietà e alla disoccupazione e sviluppo tecnologico e di energie
alternative. Un messaggio propagandistico molto forte che ha fatto il giro
dell'Italia, dell'Europa e che ha guadagnato anche articoli su importanti
quotidiani statunitensi.
Dopo
aver rotto con il Prc per tentare l'avventura di Sel, Vendola ha superato le
difficoltà iniziali, costruendo mediaticamente un partito basato esclusivamente
sulla sua persona e sulle “narrazioni” della “rivoluzione gentile” avviata e
sviluppata in Puglia, oltre ad occupare uno spazio socialdemocratico
soppiantando pian piano quello che rimane di Rifondazione comunista. Tra
l'altro, dopo la sua ultima elezione a governatore, forte di una mediocrità
politica soprattutto di uomini nel campo del centrosinistra, Vendola punta a
sbaragliare il campo, chiedendo primarie nazionali per porsi alla guida del
centrosinistra stesso, sempre che il nuovo quadro politico che si va definendo
possa concedergli questa opportunità.
Scandali e corruzione alla corte del Poeta
Se
questa è stata la propaganda da dare in pasto alla stampa e agli elettori di
sinistra, in Puglia come in altre regioni d'Italia, la realtà è stata senza
dubbio altro. Nel 2005 Vendola vinceva le elezioni grazie a due punti
programmatici: il reddito sociale per i disoccupati e l'abolizione del Piano
sanitario del governo Fitto. In cinque anni di governo, non ha istituito nessun
reddito sociale e ha tenuto in vigore il Piano sanitario Fitto che tagliava
alcuni reparti ospedalieri e diversi posti letto, fino all'approvazione lo
scorso anno (in accordo con il governo nazionale) di un Piano sanitario che
taglia altri 2500 posti letto e chiude ben 19 ospedali pubblici, finanziandone
11 privati.
Tra
l'altro nei primi cinque anni, oltre alla sostanziale continuità amministrativa
con il precedente governo di centrodestra, il governo Vendola è stato colpito
da uno scandalo sulla sanità che al di là dei risvolti giudiziari, ha mostrato
chiaramente la faccia politica ed affaristica della privatizzazione della
sanità, venendo direttamente coinvolto il suo ex assessore regionale alla
sanità, Alberto Tedesco, che ha trovato poi riparo in Parlamento con il Pd e
salvato un paio di volte dall'arresto grazie al diniego delle assemblee
parlamentari. Un terremoto politico che ha mostrato come privatizzare la sanità
significhi attaccare i diritti fondamentali dei lavoratori a curarsi e ricchi affari
a politici locali e lobby della sanità privata.
Per
il resto, in questi anni Vendola si è dedicato a finanziare le scuole private,
ad aumentare tasse che hanno colpito la parte più povera della popolazione
pugliese, tra cui l'accise regionale sui carburanti e l'Irpef regionale, a
finanziare padronato locale e nazionale, a distribuire incarichi di
sottogoverno a buona parte del suo entourage politico con la creazione di enti
ex novo, come da ultimo “Puglia promozione”. Ai disoccupati, a cui nel 2005 aveva
promesso un reddito sociale, ha invece regalato l'introduzione del ticket sulle
visite specialiste.
Affari
che riguardano anche l'ambiente e la produzione di energia. Infatti è risaputo
come il sole e il vento pugliesi facciano gola alle lobby energetiche,
nazionali e internazionali.
Alle
ultime regionali, noi del Pdac abbiamo detto che se la Puglia produce più del
doppio dell'energia che serve, non si capisce perché ne debba produrre
dell'altra, se non per far fare profitti alle lobby energetiche. A questo
quesito Vendola non ha mai risposto, mentre nei salotti televisivi nazionali
spiegava come l'esempio da seguire fosse proprio la Puglia, nascondendo il
fatto che qui grazie anche agli incentivi statali sbarcano multinazionali
(persino dalla Cina) per trasformare terreni con ulivi secolari in appezzamenti
di pannelli fotovoltaici e in distese di pale eoliche che hanno distrutto
agricoltura e territorio.
Noi
dicevamo che la produzione energetica deve essere pubblica e rispettosa
dell'ambiente, Vendola ha sempre risposto con una profonda deregulation della produzione di energia per fini privati che sta
distruggendo buona parte del territorio salentino e foggiano, il tutto mentre i
suoi apparati di propaganda mediatica spiegano a chi non conosce cosa stia
accendendo nella nostra regione, i grandi successi dell'energia “verde”,
omettendo ovviamente che tali “successi” sono esclusivamente nella crescita dei
profitti delle multinazionali energetiche. Così come di natura propagandistica,
sono i fantomatici successi ottenuti nella riduzione dell'inquinamento prodotto
dall'Ilva di Taranto, che continua ad essere la città con il doppio della
diossina avutasi a Seveso nel periodo del disastro ambientale.
Vendola, fedele esecutore degli interessi padronali
Dal
punto di vista lavorativo, la “rivoluzione” vendoliana si è basata su enormi
elargizioni di fondi pubblici a ricchi capitalisti che fanno profitti in
Puglia, come Riva dell'Ilva di Taranto e la famiglia Marcegaglia. Infatti, nei
soli ultimi mesi dello scorso anno, la Regione Puglia ha regalato circa 40
milioni di euro, divisi tra Ryanair, Exprivia, Ntc, ecc.
I
rapporti diretti con le aziende, un tempo gestiti dall'ex vice Presidente della
Regione, Frisullo (quello dello scandalo delle protesi di Giampaolo Tarantini),
adesso lo sono attraverso Loredana Capone, sua attuale vice, candidata sindaco
a Lecce.
Quando
si tratta invece, di aprire trattative sindacali per realtà aziendali in crisi,
allora interviene il capo di gabinetto del Presidente, l'avvocato Pellegrino,
uomo da 140mila euro all'anno di stipendio regionale, capo della task force
regionale sull'occupazione, che apre le trattative per ulteriori ricche
elargizioni economiche a padroni e padroncini.
Di
questo Vendola non parla nei salotti televisivi dove, invece, deve mostrare la
faccia del "difensore dei lavoratori Fiom" (sindacato i cui vertici
sono oggi strettamente legati a Vendola e al suo progetto), della lotta alla
precarietà e dei successi pugliesi, illustrando “progetti” sull'occupazione che
distribuiscono briciole a giovani disoccupati pugliesi (tipo “Ritorno al
futuro” e “Progetti attivi”), mentre la sostanza viene distribuita a coloro che
vengono a fare affari e ricchi profitti in Puglia, depredando anche il
territorio.
Se
si vuole trarre un bilancio dei primi sette anni di governo Vendola in Puglia,
dal punto di vista dei lavoratori e dal punto di vista del padronato, bastano
le parole della presidente Marcegaglia che ha definito Nichi Vendola "il
miglior governatore del Sud". E sappiamo quali interessi di classe
rappresenti la Marcegaglia.
(*) coord. regionale Pdac Puglia