Ddl 1660: il governo Meloni inasprisce la repressione
nel solco delle precedenti leggi liberticide
di Daniele Cofani
Il 18 settembre è stato approvato alla Camera dei deputati il Disegno di legge 1660 («Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario»). Il pacchetto di norme istituirà nuovi reati e, soprattutto, andrà a inasprire pene già previste dai precedenti decreti in tema di sicurezza: le questioni sociali sono trasformate in emergenze da reprimere. Ora il testo passerà all’esame del Senato prima di poter essere tramutato in legge. Come Alternativa comunista già ne avevamo denunciato i contenuti nefasti, sulle pagine del nostro sito (1), nel novembre dello scorso anno, quando la sua approvazione era passata al vaglio del Consiglio dei Ministri.
Le principali novità
Il Ddl 1660 non fa altro che inasprire le leggi in tema di «sicurezza pubblica» varate dai precedenti governi di ogni colore, leggi sostenute da partiti ora collocati nel calderone del «centrosinistra» come il Pd e il M5s. Questi partiti oggi si trovano all’opposizione in parlamento, ma negli anni, attraverso politiche repressive e nei fatti razziste, hanno spianato la strada a queste nuove norme. Il governo Meloni con la presentazione di questo nuovo Ddl - a cui manca il solo voto al Senato per essere approvato – dà seguito alle promesse della campagna elettorale, quando FdI e Lega hanno narcotizzato gli elettori con una propaganda razzista, xenofoba e reazionaria.
Come ben sappiamo, anche in questo caso, dietro la retorica della sicurezza pubblica si nascondono ben altri scopi, come il soffocamento delle lotte sociali e il via libera a norme liberticide, puntando a fare un salto di qualità alla repressione delle lotte da parte dello Stato borghese, per certi aspetti andando a peggiorare perfino il fascista codice Rocco, tutt’oggi in vigore.
Il Ddl 1660, come dicevamo, introduce nuove aggravanti di pena ma anche nuovi reati, mirando a colpire le mobilitazioni che hanno caratterizzato l’ultima fase delle lotte sociali: quelle contro il genocidio in Palestina, le proteste contro le «grandi opere» e le nuove infrastrutture militari, le mobilitazioni per il clima e contro la catastrofe ecologica e ambientale, nonché i picchetti di sciopero operai. Nello specifico il Ddl va ad attaccare le forme di lotta storiche di cui questi movimenti si sono dotati per aumentare la propria efficacia, come appunto picchetti, blocchi stradali e ferroviari, occupazioni a scopo abitativo o sociale di case e/o edifici abbandonati o sfitti. Inoltre, prevede norme durissime contro qualsiasi forma di dissenso e di resistenza (persino passiva) nelle carceri e nei Centri di permanenza (veri e propri lager) in cui vengono rinchiusi gli immigrati senza permesso di soggiorno in attesa di espulsione, con sanzioni penali anche per eventuali proteste di familiari e solidali. Tutto ciò mentre si garantiscono alle forze dell’ordine nuovi poteri e ulteriore impunità per le loro (frequenti) condotte violente, concedendo la libertà di possedere le proprie armi personali fuori dal servizio e punendo duramente le lesioni, anche minime, «subite» durante il servizio.
Da dove provengono e dove vogliono arrivare le nuove norme
Per quanto riguarda la questione abitativa, il Ministro delle infrastrutture Salvini ha tramutato tale problematica sociale in emergenza da reprimere. Il ministro ha dapprima cancellato ogni misura di sostegno ai morosi in difficoltà e ha troncato ogni dialogo con i sindacati e le associazioni a difesa degli inquilini, per poi sostenere l’inasprimento delle norme (art.8) attraverso l’introduzione - nel codice penale - del nuovo art. 634 bis, che punisce «il reato di occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui» con la pena da 2 a 7 anni di reclusione sia per l’occupante sia per chi coopera con esso. La norma si aggiunge a quella prevista dall’art. 633 cp, che punisce l'occupazione abusiva di immobile, con la reclusione da 2 a 4 anni. Inoltre, viene introdotto nel codice di procedura penale il nuovo art. 321 bis, che dà alla polizia il potere di sgomberare immediatamente l’immobile occupato.
Tali modifiche oltre a inasprire le precedenti norme introdotte dal primo Decreto Salvini - con il benestare di Conte e del M5s (governo Conte1) - vanno a peggiorare anche un’altra precedente legge (2014) a firma Pd («Piano casa Renzi-Lupi»): l’art.5 del Renzi-Lupi andava a punire duramente chi occupa un immobile, negandogli il diritto di registrare la residenza nel luogo in cui vive, di allacciarsi ai pubblici servizi (acqua, luce, gas), di entrare in graduatoria per ottenere un alloggio popolare, comportando, come diretta conseguenza, l’acuirsi delle situazioni di marginalità sociale di chi già si trovava in una situazione di precarietà, soprattutto durante il periodo della pandemia.
Per quanto riguarda l’inasprimento delle pene contro le storiche forme di lotta, si introducono nel Disegno di legge del governo Meloni nuove norme vessatorie contro la resistenza passiva durante blocchi e picchetti, con l’aggravante se il fatto viene compiuto per impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica (pensiamo alla Tav, al ponte sullo Stretto, alle nuove basi militari). Lo ritroviamo nell’art.11 che ripristina la sanzione penale e non più amministrativa per il reato di blocco stradale: introduce «l’aggravamento della pena da 6 mesi a 2 anni a carico di coloro che effettuano un blocco stradale o ferroviario con il proprio corpo e con più persone riunite».
Il tentativo di introdurre il blocco stradale con il solo corpo quale condotta di rilievo penale risale ai tempi del governo M5s-Lega (governo Conte1): allora Salvini, con il sostegno di Conte, spingeva per la sua trasformazione in reato penale per una questione di «ordine pubblico» e ora torna all’attacco fingendo di voler garantire la «libera circolazione veicolare». Il reato di blocco stradale fu introdotto da quel governo nella prima versione dei Decreti sicurezza di Salvini (2018) ed è attualmente in vigore ma, fino ad oggi, non prevedeva quale reato il mero blocco con il corpo di una strada, che è punito con sanzione amministrativa «riservando la condotta di rilievo criminale all’intralcio con oggetti». Va tuttavia evidenziato che, nella stesura originaria del decreto, il reato penale era previsto per tutte le tipologie di blocco e ora, a cinque anni di distanza, viene ripresentato il medesimo schema già condiviso nel Consiglio dei Ministri del governo M5s-Lega.
Sempre riguardo l’acuirsi della repressione delle lotte, il nuovo Ddl - attraverso l’art.10 - andrebbe a introdurre nuovi poteri per i questori, i quali potranno disporre «contro il cittadino l’allontanamento da una determinata area urbana fino a 48 ore». Si può quindi immaginare l’uso che ne verrà fatto prima di manifestazioni e cortei sindacali e politici.
Inoltre, andrà ad ampliare i casi di emanazione del Daspo urbano fino a prevedere il Daspo giudiziario, disposto dal giudice quale condizione per la concessione della sospensione condizionale della pena. Ricordiamo che il Daspo urbano è una misura amministrativa introdotta con il decreto Minniti (Pd) del 2017 e modificata con i decreti sicurezza di Salvini del 2018 (governo Conte1) e del 2020 (Conte2): il Ddl 1660 rappresenta un inasprimento dettato dalla repressione capitalista a difesa degli interessi della classe dominante.
In tema di nuovi reati, è stato istituito quello di rivolta in carcere attraverso l’art.18 che introduce la nuova aggravante del reato di istigazione a disobbedire alle leggi che prevede una pena fino 5 anni «se viene commesso all’interno di un carcere dai detenuti o anche mediante comunicazioni dirette a persone detenute»; inoltre punisce con la reclusione fino ad 8 anni «chiunque, all’interno di un istituto penitenziario, promuova, organizzi o diriga una sommossa con atti di violenza o minaccia, di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini o con tentativi di evasione, commessi congiuntamente da tre o più persone». Tali norme, attraverso l’art.19, verrebbero applicate contro i migranti reclusi nei Centri di permanenza e rimpatrio (Cpr), confermandone la natura carceraria.
Come evidenziavamo nel precedente articolo, tutto questo avviene mentre il nostro Paese da anni è tristemente tra i primi tre in Europa per sovraffollamento delle carceri e con un tasso altissimo di suicidi tra i detenuti e le detenute che ha raggiunto il suo record negativo nel 2022 con 74 persone che si sono tolte la vita. Per non parlare degli Hotspot e dei Cpr dove vengono rinchiusi ingiustamente - ora fino a 18 mesi - e in condizione disumane gli immigrati che giungono in Italia senza aver commesso nessun reato se non fuggire da guerre, carestie e fame. Ricordiamo che gli attuali Cpr furono istituiti da un governo di centro-sinistra attraverso il Decreto Turco-Napolitano (1998): allora si chiamavano Centri di permanenza temporanea (Cpt), per poi peggiorare nei vari passaggi di governo di ogni colore, acquisendo una natura carceraria a tutti gli effetti.
Infine, utilizzando sempre la retorica oppressiva del razzismo e della xenofobia, con l’art.7 si prevede la revoca della cittadinanza italiana «entro 10 anni dalla sentenza definitiva, contro il cittadino condannato per terrorismo o eversione». Anche in questo caso, l’art.7 non è altro che l’inasprimento delle norme già in vigore col primo Decreto sicurezza (Salvini-Conte). Ci chiediamo quali reati possano essere racchiusi all’interno dell’attività «eversiva»: c’è la possibilità che un coordinamento o un’associazione di immigrati che rivendica con forza e determinazione migliori condizioni e diritti possano essere considerati, appunto, eversivi. Questo decreto sembra scritto per colpire le organizzazioni arabo-palestinesi che da un anno sono in lotta a sostegno della Resistenza del popolo palestinese. In questo solco si colloca il divieto imposto dal Ministro Piantedosi alla manifestazione indetta dal movimento pro-Palestina del 5 ottobre, così come a tutte le iniziative a ridosso del 7 ottobre, accusando i promotori di difendere un «eccidio» solo perché il movimento arabo-palestinese e i solidali (studenti e lavoratori) considerano il 7 ottobre come un atto di resistenza del popolo palestinese contro lo Stato di Israele, che da 76 anni mette in atto ripetuti eccidi all’interno di un progetto coloniale e di pulizia etnica (2).
Uniamo le lotte contro la repressione e il genocidio in Palestina
Chiaramente non ci aspettavamo nulla di differente da parte di un governo di estrema destra, come non ci aspettavamo nessuna forma di opposizione seria da parte del M5s, del Pd e della sinistra riformista e parlamentare: se oggi abbiamo questo governo di estrema destra è anche a causa delle loro nefaste politiche di governo, da ultimo il sostegno a Draghi. Durante i governi precedenti hanno approvato leggi che non erano altro che il preludio di questi nuovi disegni di legge: Turco-Napolitano, Minniti, Salvini 1, Salvini bis e Lamorgese.
Anche in questi mesi, fino all’approvazione alla Camera, abbiamo assistito al silenzio complice delle «opposizioni parlamentari», le quali, al di là di un voto contrario puramente di bandiera, non hanno mosso un dito per contrastare realmente le nuove norme repressive. Oltretutto, su circa 160 parlamentari dell'opposizione, al momento del voto a Montecitorio ne erano presenti in aula soltanto 91 e alcuni rappresentanti del Pd e del Ms5 hanno presentato alcuni ordini del giorno (recepiti dal governo) che impegnavano quest’ ultimo ad incrementare la spesa pubblica per assumere nuovi agenti di polizia e guardie penitenziarie! Nella sostanza sono tutti uniti nell’inasprimento della repressione delle lotte sociali per difendere un’agenda economica scritta e imposta ai governi di ogni colore dal sistema capitalista.
Di fronte a tutto ciò non ci resta che unire le lotte sindacali, studentesche, sociali e di movimento per cambiare i rapporti di forza a nostro favore contro i padroni, contro i governi e contro il capitalismo. Non possiamo che iniziare dalle grandi mobilitazioni a sostegno della eroica Resistenza palestinese, che si devono unire alle lotte contro la violenza sulle donne, contro la devastazione ambientale, contro le politiche economiche di guerra del governo. Sono mobilitazioni che nei scorsi mesi hanno visto scendere in piazza centinaia di migliaia di persone con alla testa molte giovani donne immigrate, ma anche studenti e lavoratori.
È questa la strada da seguire per costruire una reale opposizione al governo Meloni: unendo tra di loro le mobilitazioni per il cessate il fuoco in Palestina e Libano, per il ritiro del Ddl 1660, contro le oppressioni, contro il carovita ecc. potremo mettere in crisi questo governo reazionario, aprendo la strada a una stagione di lotte che possa mettere in discussione il sistema capitalista nel suo insieme.
Note
1.https://www.partitodialternativacomunista.org/politica/nazionale/governo-meloni-ma-quale-sicurezza-e-solo-repressione-di-daniele-cofani
2.https://www.alternativacomunista.it/politica/nazionale/5-ottobre-difendiamo-il-diritto-di-manifestare