Opposizione Cgil e Palestina: polemica con Eliana Como
Nota di attivisti dell’area di opposizione in Cgil
Siamo militanti di Alternativa Comunista attivi nell’area di opposizione in Cgil. Abbiamo letto con sorpresa e stupore la presa di posizione della portavoce dell’area di opposizione in Cgil, Eliana Como (1), sugli eventi in corso nella Palestina storica occupata e non possiamo non esprimere il nostro totale disaccordo a tale dichiarazione.
Poco importa la precisazione fatta in una chat interna all’area dalla compagna, volta a precisare che non si tratta della posizione dell’area sugli avvenimenti in atto (l’area non ne ha discusso) ma un post personale. Al di là della forma, ci interessa la sostanza. Cosa vuol dire «condanno ogni azione di guerra»? Un popolo oppresso non ha diritto a ribellarsi nei modi e nelle forme che ritiene necessari alla sua liberazione (al di là, nel caso di specie, del giudizio che diamo di un’organizzazione reazionaria come Hamas)? Una classe non ha diritto di insorgere contro il dominio del capitale? Se lo fa, deve rispettare la legislazione borghese e le convenzioni internazionali che, sia detto di passata, garantiscono lo sfruttamento capitalista?
Gli accordi al rispetto dei quali si fa riferimento, sono forse gli accordi di Oslo, che hanno sancito la legittimità dell’occupazione sionista, relegando i palestinesi a vivere in bantustan come quelli che c’erano in Sudafrica all’epoca dell’apartheid?
E la comunità internazionale alla quale si fa appello è quella che ha benedetto le guerre di aggressione imperialiste in Iraq, Afghanistan, Yemen, e che non ha mosso un dito per impedire al criminale dittatore siriano Assad di compiere un genocidio contro il suo stesso popolo?
Che si debba lottare in Palestina come in ogni altra situazione simile per costruire una direzione rivoluzionaria anticapitalista è un fatto del quale come militanti della Lit-Quarta Internazionale siamo coscienti e che nel nostro piccolo cerchiamo di fare quotidianamente.
Ma questo non ci impedisce di essere oggi al fianco del popolo palestinese in lotta per la propria indipendenza. Fare appelli a fermare l’escalation «da entrambe le parti» significa, al di là delle intenzioni, stare nel campo degli occupanti sionisti, che in quanto a crimini contro l’umanità non sono secondi a nessuno.
La nostra parte è una sola, quella di una Palestina libera, laica, democratica (e, in prospettiva, socialista) dal Fiume al Mare, senza se e senza ma.
Massimiliano Dancelli
Rosetta Ferra
Alberto Madoglio
Maurizio Sorleti
Vincenzo Spagnolo
Note