Partito di Alternativa Comunista

Contact center Gse: sfruttamento di lavoratori e lavoratrici e falsa riconversione ecologica

Contact center Gse: sfruttamento di lavoratori e lavoratrici

e falsa riconversione ecologica

 

 

 

Intervista a cura della redazione

 

In questa intervista parliamo con le lavoratrici rsu di quanto sta accadendo al Contact center Gse, da anni in mobilitazione per l’internalizzazione del servizio e in questi giorni in lotta per respingere ulteriori tagli proposti durante l’ennesimo cambio di appalto.

 

Ci raccontate brevemente la vostra vicenda lavorativa e che ruolo ha il Contact center del Gse?

Siamo lavoratrici e lavoratori del Contact center che fornisce, da più di due lustri, ai vari interlocutori del Gse (cittadini, professionisti, imprese ed enti locali), informazioni inerenti ai progetti di sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Il servizio viene erogato da operatori altamente qualificati ed è caratterizzato da contenuti specialistici, necessari per attivare i meccanismi di incentivazione, fino all’assistenza per l’intera durata dei contratti/incentivi.
Anche nella fase pandemica il servizio è stato erogato agli utenti solo in virtù dell’impegno profuso dai lavoratori e dalle lavoratrici impiegati sulla commessa del sito di Roma, che hanno messo a disposizione dell’Ente la propria strumentazione informatica e impegnando, in alcuni casi, anche parte del proprio reddito per acquistare o manutenere tale strumentazione, senza ottenere rimborsi e/o riconoscimenti.
Nei fatti siamo la voce del Gse che si auto-definisce garante e promotore dello sviluppo sostenibile del Paese. Siamo la generazione che sta provando a salvaguardare il mondo, nel tentativo di lasciarlo alle prossime generazioni con più risorse di come lo abbiamo trovato noi.
Sviluppo sostenibile e transizione, parole chiave soprattutto in questo periodo in cui si parla molto di crisi energetica, ma che nella realtà in questo sistema capitalistico non trovano e non possono trovare reale e corretta applicazione.
Per sintetizzare citando Chico Mendes: «l’ambientalismo senza la lotta di classe è giardinaggio».

 

Come si è arrivati al rinnovo di quest'ultimo appalto, il cui valore è più che dimezzato rispetto al precedente?

Ci si è arrivati per la logica del «massimo ribasso», che scarica sui lavoratori tutti i costi sociali, in nome di una pseudo razionalizzazione della spesa pubblica di un ente pubblico che gestisce 16 miliardi l’anno e che viene finanziato da tutti noi contribuenti con una parte degli oneri di sistema della bolletta elettrica (l'ente nei fatti è di proprietà di tutta la collettività).
Per questo chiediamo da anni l’internalizzazione, per la stabilità del nostro lavoro, la qualità del servizio, la fine della logica degli appalti al ribasso che non apportano risparmio della spesa pubblica ma arricchiscono soltanto i privati penalizzando l’efficacia e l’efficienza del servizio e aumentando le disuguaglianze.
Una parte di noi lavoratori e lavoratrici, attraverso due sentenze, è stata internalizzata, mentre altri attendono giustizia che al momento è negata, ma stiamo continuando a lottare per imporre un intervento da parte di Gse per sanare questa vicenda paradossale e dolorosa. Ultimamente abbiamo fatto più di un mese di sciopero ad oltranza per continuare a rivendicare con la lotta la nostra richiesta di internalizzazione, dopo l’ennesima sentenza a nostro sfavore.
Siamo cresciuti, abbiamo formato famiglie, ci siamo formati costantemente e ora veniamo scaricati come nulla fosse da un governo nemico dei lavoratori, nel silenzio generale dei media. Solo la tanta solidarietà espressa da altri lavoratori e lavoratrici ha reso visibile la nostra vicenda.

 

Cosa vi è stato proposto dal nuovo appaltatore e qual è la posizione attuale dei lavoratori?

Eccoci all'ultimo atto, dopo 12 anni il Gse decide di «liberarsi» di noi facendo fare il «lavoro sporco» alla vincitrice dell'ennesima gara al ribasso - Comdata - che annuncia una discrepanza tra l’organico impattato dal cambio appalto (105 operatori + 2 team leader, pari a 93,75 full time equivalent) e il dimensionamento necessario per una gestione «economicamente sostenibile» dei volumi. Ciò accade paradossalmente in un settore come quello delle energie rinnovabili, di cui si occupano le operatrici e gli operatori del Contact center del Gse, che dovrebbe essere centrale e punto di forza del Pnrr, invece ci troviamo a gestire un annuncio da parte del nuovo appaltatore che dichiara il 35% di esuberi.
Noi non ci stiamo e lotteremo fino all'ultimo giorno! Per questo mercoledì 15 giugno eravamo in sciopero e abbiamo organizzato un presidio presso la sede del Gse. A questo importante presidio, come ormai consueto, erano presenti altri lavoratori in solidarietà, come Alitalia, Elettronica, Leonardo etc, perché nel nostro percorso la solidarietà e l'unione dei lavoratori è stata sempre un punto cardine. Assolutamente positivo è il fatto che finalmente anche la Fiom si sia decisa a fare appello alla presenza e alla solidarietà anche alle altre vertenze che sono presenti sul territorio romano. Per noi il motto «lavoratori di tutto il mondo unitevi» è ogni giorno sempre più vivo e necessario.

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