IL CARO PREZZO DI UN PERMESSO DI
SOGGIORNO
L'ultima trovata del ministro di Rifondazione
Comunista
di Fabiana Stefanoni
"L'idea è quella di aprire le frontiere a cittadini extracomunitari in cerca di occupazione per un lasso di tempo che potrebbe andare dai sei mesi all'anno, purché entri con una sua dote. (...) Una somma che potrebbe essere fissata attorno ai due mila euro": così spiegava il 26 novembre scorso Paolo Ferrero a un entusiasta giornalista del Sole 24 Ore, che non ha caso l'ha incorniciato con tanto di onori nella pagina titolata "In primo piano".
Ci voleva un ministro sedicente comunista per far dipendere il permesso di soggiorno dal possesso di un cospicuo bottino. Due mila euro - forse è il caso di spiegarlo al ministro Ferrero, che ultimamente sarà abituato a ben altre entrate - sono tanti anche per un lavoratore precario di casa nostra, figuriamoci per un immigrato costretto a cambiare Paese per sopravvivere.
"In fondo è grossomodo la stessa cifra che attualmente viene destinata alla malavita organizzata per entrare in territorio italiano", ci spiega nella stessa intervista. Per quanto ne capiamo noi, questo vuole solo dire che l'immigrato che vorrà venire in Italia non solo dovrà sborsare due mila euro allo scafista, ma altrettanti dovrà garantirne allo Stato italiano. Il che significa che, per partire dal Paese d'origine, dovrà avere in tasca un bottino iniziale di circa quattro mila euro: dove potrà andare a recuperarli, resta un mistero.
E' una proposta scandalosa, che si commenta da sola. I dirigenti di Rifondazione comunista si stanno esercitando nell'arte di trasformare i cocci di vetro in diamanti. Ci hanno provato con la Finanziaria: con i manifesti si annunciano "lacrime" per i ricchi, con i fatti e le leggi si attuano lo scippo del Tfr e lo smantellamento delle pensioni per i "poveri". Siamo curiosi di vedere come verrà presentata quest'ultima trovata del ministro Ferrero: stavolta è più difficile, ma non abbiamo dubbi che la fantasia dei dirigenti di Rifondazione saprà stupirci con mirabolanti bugie. Ma, come non ci sono cascati gli operai di Mirafiori, non ci cascheranno nemmeno gli immigrati.
Se la legge Bossi-Fini, vincolando strettamente il permesso di soggiorno al contratto di lavoro, ha reso ancora più ricattabili i proletari immigrati, allo stesso tempo comporta uno svantaggio per i padroncini di casa nostra: la scarsa libertà di manovra nella selezione della forza-lavoro. Da domani, grazie a Ferrero, le imprese avranno molte garanzie in più: potranno intervenire direttamente nella selezione degli immigrati da far venire in Italia (come spiega Ferrero, "stiamo studiando percorsi per le imprese con rappresentanze all'estero, patronati sindacali e le Camere di commercio") e, per quanto riguarda gli immigrati che selezioneranno sull'italico suolo, potranno scegliere tra un'offerta di forza-lavoro garantita dai due mila euro della famigerata "dote".
Come una volta le fanciulle dovevano portarsi in dote un corredo per finire tra le braccia di un marito aguzzino, gli immigrati del modello Ferrero finiranno vittime dello sfruttamento selvaggio del lavoro nelle imprese italiane. Non c'è da stupirsi se l'unico quotidiano che ha dato risalto alle dichiarazioni di Ferrero è stato proprio il Sole 24 Ore: da Rifondazione il padronato di regali ne ha avuti già tanti ma questo, natalizio, è il più gradito. E Ferrero, a cui di rosso ormai non resta altro che il vestito di Babbo Natale, da quando si è messo a fare il ministro per la borghesia italiana si è improvvisamente accorto che il capitalismo è il migliore dei mondi possibili e che, quindi, si tratta solo di farlo camminare a testa alta. Anche le privatizzazioni, ormai, sono cosa buona per il ministro: in relazione alla vicenda Alitalia ha candidamente definito "l'ingresso di un socio privato" buona cosa: "noi accettiamo la strada della privatizzazione ma chiediamo il blocco del piano Cimoli e il cambio immediato del management", purché la "presenza del pubblico (al 20%) tuteli "l'italianità (sic!) dell'azienda". Ma, tranquilli, non si tratta di una "svolta ideologica": "in astratto, la privatizzazione dell'Alitalia continua a non piacermi" (si veda l'intervista a Repubblica del 6 dicembre). In astratto, appunto. Così come, in astratto, la Finanziaria fa piangere i ricchi ma, in concreto, cava il sangue ai lavoratori.
Eppure è vero: il capitalismo è, per Ferrero, il migliore dei mondi possibili. Perché se lui non fosse stato per tanti anni un comunista "in astratto", se non fosse stato, per tanti anni, a fingere di dire peste e corna dei Cpt e delle privatizzazioni, oggi non sarebbe lì, seduto sulla comoda poltrona ministeriale a mangiar cedri canditi e pistacchi e a gestire, per conto della borghesia, quegli stessi Cpt e quelle stesse privatizzazioni.