Partito di Alternativa Comunista

Le lezioni delle ultime elezioni

Le lezioni delle ultime elezioni

 

 

 

Nota della redazione web

 

 

A inizio luglio si sono tenute in Gran Bretagna e Francia le elezioni politiche, rispettivamente per il rinnovo della Camera dei Comuni e per il rinnovo del Parlamento nazionale. In entrambi i casi, con un effetto sorpresa in Francia, hanno vinto i partiti della sinistra borghese e riformista. Pubblicheremo analisi più dettagliate sul quadro politico nei due Paesi, nel frattempo anticipiamo qui alcune riflessioni generali che crediamo confermino l’analisi che abbiamo fatto recentemente in occasione delle ultime elezioni europee (1).

 

La crisi economica e sociale

Per comprendere il significato delle elezioni - che, come diceva Trotsky, sono sempre uno «specchio deformato» della realtà - è necessario anzitutto guardare alla situazione di crisi economica e sociale generale (2). La crisi del capitalismo non sembra invertire la propria rotta. L’economia tedesca, che fino a un po’ di tempo fa era considerata la più solida del Continente, ora oscilla tra recessione e crescita anemica. I Paesi più poveri, a partire dall’Est, vedono un peggioramento drammatico delle condizioni di vita e salariali, con la minaccia della guerra all’ordine del giorno. L’inflazione è alle stelle un po’ dappertutto, cosa che comporta l’impoverimento di ampi settori della classe operaia e della piccola borghesia.
Francia, Inghilterra e Germania hanno conosciuto nei mesi scorsi un’ascesa significativa degli scioperi e delle lotte, come non accadeva da molti anni. In Francia milioni di lavoratori sono scesi in piazza nelle principali città, mentre il Paese era attraversato da scioperi operai, occupazioni di fabbriche, picchetti contro la «riforma» delle pensioni.
Nell’assenza di partiti rivoluzionari in grado di rappresentare queste lotte e farle avanzare nel senso di una messa in discussione del sistema capitalistico, in Francia si è assistito a un fenomeno solo apparentemente contradditorio: da un lato sono cresciuti elettoralmente i partiti della sinistra riformista (pensiamo a Melanchon), dall’altro il populismo di destra ed estrema destra ha cercato di volgere a suo favore il malcontento popolare, appoggiandosi in particolare sulla piccola borghesia impoverita.
Nei casi in cui la sinistra riformista è particolarmente debole – come in Gran Bretagna e Italia, ad esempio – i partiti della grande borghesia imperialista (pensiamo al Labour Party e al Pd), scimmiottando una retorica «di sinistra, hanno capitalizzato elettoralmente il malcontento delle masse popolari nei confronti del governo di turno: è la logica dell’alternanza borghese, che penalizza i partiti che hanno governato per ultimi. 
La grande borghesia, soprattutto dove si è assistito a un’ascesa della lotta di classe, sa che per mantenere salde le redini del potere – e continuare così a massacrare le classi lavoratrici – può aver bisogno di nuovi «fronti popolari» (cioè coalizioni di partiti borghesi e partiti riformisti per amministrare il capitalismo). Anche in Italia sono in corso le prove generali di una nuova alleanza larga che va dal Pd e dal M5S fino a Sinistra italiana e Rifondazione comunista. Il finale è già scritto: nel caso in cui si arrivasse a un nuovo governo di questo tipo, per gestire gli affari del capitalismo nostrano nuove batoste arriveranno per i lavoratori e le lavoratrici. Abbiamo visto cosa hanno prodotto le precedenti alleanze di governo a guida Pd: pacchetto Treu (che ha introdotto il lavoro precario in Italia, col voto a favore di Rifondazione), legge Fornero, cancellazione dell’articolo 18, Jobs Act, «Buona scuola» (con minorenni morti nell’alternanza scuola lavoro), Decreti sicurezza (per questi si ringrazia soprattutto il M5S), ecc. I governi borghesi di centro-sinistra, «giallo-rossi», tecnici o di larghe intese hanno preparato la tavola che ora la destra della Meloni imbandisce con nuovi pesanti attacchi (soprattutto sul terreno della repressione).
In Francia e in Inghilterra il film della collaborazione di classe non sarà molto diverso. Ciò che è certo è che con l’approfondirsi della crisi del capitalismo le briciole da regalare ai lavoratori e alle lavoratrici, ai giovani, ai disoccupati saranno sempre meno.

 

Pericolo fascista… a corrente alternata

Che la situazione economica e sociale dei Paesi europei, soprattutto per l’impoverimento di massa della piccola borghesia, apra alla possibilità di un radicamento di partiti squadristi e fascisti è un fatto vero. Soprattutto dove si assiste a una crescita delle lotte operaie, non è escluso che padroni e padroncini facciano ricorso a squadre di picchiatori per distruggere le organizzazioni del movimento operaio. La propaganda razzista e xenofoba, utilizzata dai partiti populisti, fomenta le divisioni interne al proletariato.
Al contempo, è necessario precisare che cosa è fascista e cosa no, per evitare di finire nelle strumentalizzazioni dei partiti della borghesia che, paventando il «pericolo fascista», tentano di trascinare sul proprio carro padronale il movimento operaio e i movimenti di opposizione (3).
Se è vero che tra la base di Fratelli d’Italia, della Lega e del Rn francese (il partito della Le Pen) ci sono settori nostalgici del fascismo, non si può non segnalare che la direzione politica di questi partiti ha ben altre ambizioni: cercano di accomodarsi nei salotti della grande borghesia europea, integrandosi nel regime politico attuale, con tanto di baci e abbracci (al limite con qualche astensione e opposizione cortese) con la Von der Leyen e la Lagarde. Tentano di accreditarsi agli occhi della grande borghesia europea, quella stessa grande borghesia che i partiti borghesi sedicenti antifascisti, come il Pd, non mancano di sostenere a spada tratta in ogni occasione. Il sostegno del Pd alla Von der Leyen non è mancato nemmeno quando si sono votate leggi razziste e xenofobe, come il Patto europeo per l’immigrazione e l’asilo (4); senza contare il sostegno indiretto, tramite vendita di armi e collaborazioni, alla politica genocida di Israele.
In Italia l’appello strumentale al «voto antifascista» assume caratteri persino grotteschi: la Schlein e Landini paventano il «fascismo» di Fratelli d’Italia solo alla vigilia delle elezioni, salvo poi stringere le mani subito dopo al «capo del fascismo» e dimenticandosi di averla persino invitata a parlare al congresso della Cgil… (5). E non citiamo qui gli innumerevoli spazi spesso concessi da giunte di centrosinistra a organizzazioni, quelle sì, veramente fasciste, come Casa Pound e Forza Nuova…

 

L’antifascismo è una cosa seria

Per Alternativa comunista l’antifascismo è una cosa seria, non un mezzuccio da rispolverare in campagna elettorale, per poi dimenticarsene il giorno dopo. Per noi l’antifascismo si costruisce con le mobilitazioni di classe e di piazza, non con le coalizioni elettorali con la borghesia. In Francia Macron utilizzerà la campagna «antifascista» dei settori liberali per continuare a sedere sullo scranno presidenziale. È facile prevedere che il nuovo governo che nascerà in Francia, in rappresentanza della borghesia imperialista francese, quale sarà l’alchimia parlamentare che utilizzeranno, non darà nessuna risposta alle masse lavoratrici, che, anzi, si troveranno a subire nuovi attacchi per gli interessi del capitale industriale e finanziario.
Lo stesso dicasi della Gran Bretagna: la borghesia britannica, tra le più ricche su scala globale, troverà nel Labour Party al governo un buon rappresentante dei propri interessi. Anche qui, le masse proletarie verranno di nuovo attaccate. 
Il pericolo fascista, quello reale, è solo rimandato: sull’onda di nuove delusioni, le classi medie impoverite dalle politiche di governo di questi presunti fronti antifascisti torneranno a diventare preda delle sirene populiste dell’estrema destra, con la possibilità anche di recrudescenze fasciste.
Ma c’è un antidoto a tutto ciò ed è il rilancio della lotta di classe. Quella lotta di classe che le direzioni sindacali burocratiche e i loro alleati politici cercano, invece, in tutti i modi di tenere a bada. Solo con l’ascesa delle mobilitazioni operaie sarà possibile costruire le premesse per un’alternativa di sistema. Ma serve soprattutto una direzione politica rivoluzionaria. Per questo, è fondamentale costruire la Lit-Quarta Internazionale: non c’è salvezza nel capitalismo. L’unica alternativa è il socialismo, cioè la trasformazione dell’economia privata in economia collettiva, volta alla soddisfazione dei bisogni sociali.

 

Note

1.https://www.partitodialternativacomunista.org/politica/internazionale/europee-un-voto-contro-i-regimi-borghesi-capitalizzato-dalle-destre-dichiarazione-dell-esecutivo-del-pdac

2. https://www.partitodialternativacomunista.org/politica/nazionale/le-debolezze-strutturali-dell-imperialismo-preannunciano-la-prossima-crisi-di-alberto-madoglio

 

3.Per approfondire questo tema rimandiamo in particolare a questi articolo https://www.partitodialternativacomunista.org/politica/nazionale/capitalismo-in-decadenza-piccola-borghesia-in-crisi-fascismo-l-attualita-dell-analisi-di-trotsky e a questa video-intervista https://www.youtube.com/watch?v=7P4qNWXxpvs.

Qui invece la nostra analisi di Fratelli d’Italia: https://www.partitodialternativacomunista.org/politica/internazionale/italia-il-governo-di-estrema-destra-e-le-lotte-operaie.

4. https://www.partitodialternativacomunista.org/doppie-oppressioni/il-nuovo-patto-europeo-sull-immigrazione-e-l-asilo

5. https://www.partitodialternativacomunista.org/articoli/sindacato/nota-sulla-meloni-al-congresso-cgil

 

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