Domenica 25 marzo, per le strade del centro di Roma, hanno sfilato cinquemila lavoratori e lavoratrici immigrati/e per chiedere in massa il permesso di soggiorno, la chiusura definitiva dei Cpt e lo stop immediato delle guerre imperialiste nei Paesi dipendenti.
Naturalmente, chi dai microfoni della manifestazione del Campidoglio, pur complice di quella politica classista che è costata la vita alla povera Mary ed Hasib, ha pianto lacrime di coccodrillo di fronte alla tragedia dei due bengalesi (vedi Bonadonna, onorevole senatore del Prc), ha pensato bene di mancare a questo appuntamento, mettendo fine ad una pantomima durata il tempo di un caffè.
Nel suo intervento finale, apprezzato e vigorosamente applaudito dai presenti, il PdAC ha poi illustrato gli effetti più nefasti del nuovo disegno di legge delega in materia d'immigrazione, firmato dal ministro Amato e dell'ex movimentista Ferrero, in via d'approvazione al Consiglio dei Ministri.
Quella che è meglio conosciuta come "riforma della Bossi-Fini" non fa altro che rafforzare gli stessi principi e fondamenti discriminatori contenuti nella razzista legge del governo Berlusconi: si mantengono in vita i Cpt (di cui si propone tutt'al più una vacua e imprecisata "umanizzazione", affidando direttamente alle carceri l'identificazione -e la conseguente espulsione- degli elementi ritenuti più pericolosi: un risultato di cui si è orgogliosamente vantato il rifondarolo Paolo Ferrero sulle colonne del Messaggero!); si ristabilisce l'iniquo sistema dello "sponsor" (lo straniero che vorrà ambire al permesso di soggiorno dovrà chiedere protezione ad un'istituzione o associazione privata); e s'introduce il meccanismo delle dote (il lavoratore che si trasferisce in Italia per mantenere la propria famiglia e garantirsi il diritto all'esistenza dovrà depositare in anticipo e a titolo di garanzia una somma di denaro!). Ed è inoltre notizia di questi giorni che l'attuale governo -schermendosi dietro al cumulo di richieste di soggiorno rimaste insolute nel 2006- con ogni probabilità ostacolerà i flussi del 2007: in parole povere, chi entra in Italia quest'anno, restandovi per più di tre mesi (cioè alla scadenza della "dichiarazione di accesso" che sta per sostituire il cosiddetto "soggiorno turistico") verrà considerato alla stregua di un clandestino.
Tuttavia queste nuova misura del governo -lo abbiamo constatato dal vivo- si scontrerà con le lotte. Gli immigrati hanno dimostrato una consapevolezza degli attacchi subiti e una coscienza di classe così sicura, tali da trasmettere entusiasmo ed ottimismo a tutti gli altri settori in lotta, come loro colpiti dal governo della borghesia italiana.
Per questa ragione, il Partito di Alternativa Comunista, che vuole valorizzare al massimo queste lotte e contribuire in maniera decisiva alla vittoria dei "senza diritti" sugli sfruttatori, ha fatto in ultimo un appello alle forze della sinistra radicale -quantunque assenti il 25 marzo- al sindacato di classe e ai movimenti che combattono la crudeltà di questo governo perché si consideri centrale, d'ora in avanti, la vertenza degli immigrati; perché si conduca insieme una battaglia decisa per la regolarizzazione dei 700 mila immigrati privi del permesso di soggiorno ("sanatoria subito"), per la cancellazione della Bossi-Fini e della Turco-Napolitano; perché s'impedisca l'approvazione del nuovo ddl Amato-Ferrero, perché vengano chiusi immediatamente tutti i Cpt e i centri d'identificazione degli stranieri. Questa battaglia unitaria non può slegarsi da un'azione ancora più allargata e concreta: lo sciopero generale continuato di tutti i lavoratori, immigrati e non, contro il governo di guerra e di rapina. Il Partito di Alternativa Comunista spera in un positivo riscontro attorno a questa proposta e, comunque vada, non abbandonerà mai questo campo d'azione. Anche da questo punto vista, conveniamo con lo slogan che risuonava domenica: "se diritti non sarann/ noi sarem: sempre qua, sempre qua!"