"E' vero, avete ragione, Prodi è un liberale e probabilmente metterà su un governo antioperaio. Però è sempre meglio di Berlusconi, ed inoltre il buon risultato della sinistra radicale condizionerà l'operato del governo. Siete quindi degli irresponsabili perchè indebolite Rifondazione e create le basi per un ritorno di Berlusconi".
In questi anni si sono visti grandi movimenti. Genova, Firenze, Roma sono state attraversate da milioni di lavoratori e giovani in lotta contro la globalizzazione capitalista, per i diritti dei lavoratori, contro la guerra; le lotte sono poi proseguite a Scanzano, ad Acerra, a Melfi, a Milano, in Valsusa. Questi cinque anni sono stati segnati da una profonda opposizione sociale alle politiche di Berlusconi.
Ciononostante, malgrado cinque anni di malgoverno e di crescente devastazione sociale e politica, a Berlusconi è bastato promettere di tagliare l'ICI che come d'incanto i lavoratori sono tornati a rivotarlo.
Come mai tutto questo?
Mai è stata proposta la cacciata di Berlusconi; mai uno sciopero generale contro il governo; e nemmeno mai è stato tentata una critica radicale al sistema, soprattutto da Rifondazione comunista; mai si è condotta una battaglia per allargare e rafforzare una opposizione di classe nel Paese.
Quando infine il centrosinistra si è seduto ad un tavolo per proporre una alternativa al "mostro", ha riciclato le medesime ricette, i medesimi tagli e sacrifici, le stesse politiche liberali.
Il perchédi tutto questo lo abbiamo spiegato molte volte. Ma la conseguenza è sotto gli occhi di tutti: si è consegnato il Paese ad una rimonta delle destre, che sono quasi ritornate a vincere!
Ora sappiamo un fatto incontrovertibile: è stata l'Unione in questi anni a trasformare le lotte contro le scelte antioperaie di Berlusconi in un semplice odio di facciata.
Con la conseguenza che proprio il rischio di un ritorno di Berlusconi è diventato un problema estremamente concreto.
In questi anni in tutti i governi locali e regionali l'alleanza di rifondazione al centrosinistra ha portato il Prc ha votare privatizzazioni, liberalizzazioni, tagli e distruzione progressiva del territorio e del tessuto sociale, senza quindi ottenere nemmeno minimi vantaggi per le classi lavoratrici. Anche quando c'erano ampie maggioranze ed una consistente presenza del Prc.
Ancora oggi c'è però chi dice che Rifondazione può condizionare il governo. Ma se è falso a livello locale, tanto più lo è a livello nazionale. Infatti se il governo Prodi viene minacciato di cadere, si ritorna alle elezioni, con la possibile vittoria di Berlusconi. Questa sarà la leva che userà Prodi contro qualunque senatore socialdemocratico che osi mettere in dubbio le sue "politiche di risanamento". Il fantasma di Berlusconi sarà la minaccia che terrà unita la sinistra dell'Unione a Prodi, qualsiasi sia la politica del governo.
Altro che movimenti e condizionamento del programma! Sarà coi voti determinanti di Rifondazione che Prodi proseguirà il lavoro di Berlusconi. Sarà proprio con la minaccia di Berlusconi, che il programma ed i movimenti saranno condizionati! E se ciò ricreerà le basi per nuove lotte e nuovo malcontento, è anche vero che la catena di Prodi si estende a tutto l'elettorato di sinistra. Perchè quando bisognerà tornare a votare, verrà ancora agitato lo spettro di Berlusconi e delle destre. E' un ricatto mortale: in questo modo sarà proprio la sinistra governista a preparare il terreno per un allontamento dei lavoratori dalla vita politica, per lasciare alle destre la barra dell'opposizione politica, e per rischiare di ritrovarci di nuovo rivederle tornare a governare.
Quello che abbiamo imparato in questi cinque anni è qualcos'altro. Che senza una opposizione di classe a qualsiasi governo borghese, le politiche borghesi non potranno mai essere sconfitte né si potranno ottenere conquiste nemmeno parziali. Berlusconi, pur disponendo di un'ampia maggioranza parlamentare, è stato più volte sconfitto dai lavoratori in molte lotte importanti, ed è dovuto scendere più volte a compromessi. Le stesse lotte in Francia ci mostrano che si può vincere e guadagnare risultati anche senza disporre di maggioranze parlamentari. Diciamolo dunque chiaramente: il terreno principale della lotta di classe è nelle piazze, nelle fabbriche, nelle scuole, nei luoghi di lavoro. Nulla è mai stato conquistato sedendosi attorno a un tavolo con i rappresentanti delle classi avversarie: perché con Prodi e D'Alema non abbiamo differenze di idee bensì differenze di classe.
Si può fare. Tutta la storia del movimento operaio ci racconta di grandi lotte, di grandi vittorie conquistate dai lavoratori, ottenute senza essere al governo. E' inammissibile privare un governo borghese di una opposizione alla sua sinistra, una opposizione in difesa degli interessi delle classi lavoratrici, degli immigrati, dei precari, dei giovani. Ma tutto questo non è sufficiente.
Oggi non ha più senso fare opposizione all'interno di un partito ormai incatenato alle politiche padronali. Non ha più senso lottare in un partito che ha perso del tutto le sue ragioni di classe, che cancella la storia del movimento operaio. Con questo non diciamo che la maggioranza degli iscritti al Prc non difenda delle ragioni di classe. Ma diciamo anzi che la politica del Prc, la sua collocazione governista, rappresenta una scelta strategica irreversibile. L'unica scelta davvero irresponsabile sarebbe dunque quella di essere consapevoli di questo e continuare imperterriti a restare ancora dentro al Prc a difendere un dibattito inesistente: mentre un sempre maggior numero di militanti, mentre milioni di lavoratori e di studenti assisteranno impotenti e delusi ad una nuova stagione di imbarbarimento sociale, di cui anche il Prc sarà responsabile nei confronti delle classi lavoratrici. E mentre i dirigenti delle "aree critiche" sembrano interessati essenzialmente a concordare con Bertinotti la redistribuzione di posti e incarichi di governo e limitrofi: mentre nell'ultima riunione della Direzione nazionale del Prc ha discusso prevalentemente di come ridefinire incarichi e poltrone; nel momento in cui stanno per aprirsi per il gruppo dirigente ampi spazi... ministeriali, sotto-ministeriali, parlamentari, incarichi vari; le "aree critiche" -l'area di Grassi - Ernesto in testa- hanno salutato con soddisfazione le "aperture" di Bertinotti su questo terreno.
Per costruire non l'alternanza ma l'alternativa. Quella vera, quella anticapitalistica.
Partecipiamo tutti all'assemblea del 22 aprile a Roma: alla ricostituzione di una nuova rifondazione comunista. Alla costruzione dell'opposizione di classe!