Aggressione a una nostra compagna da parte del Laboratorio Crash
Nessuno impedirà ai comunisti
di portare in piazza le loro bandiere!
Nei
giorni scorsi, nel bolognese, Fabiana Stefanoni, dirigente riconosciuta del
nostro partito, che era andata al presidio davanti a un'azienda per portare la
solidarietà ai lavoratori in lotta, è stata aggredita da militanti del Laboratorio
Crash, centro sociale di Bologna. Chi conosce Fabiana sa che la compagna, da
sempre, è attiva a sostegno delle lotte sindacali e di movimento. Anche per
questo, il fatto avvenuto è di una gravità inaudita.
Il
tutto ha avuto inizio dal fatto che, durante il presidio, a un compagno dei Giovani
di Alternativa Comunista i militanti del Crash hanno intimato di chiudere la
bandiera del partito ("qui non vogliamo bandiere di partito").
Fabiana è intervenuta nella discussione rimarcando l'indisponibilità del Pdac a
farsi dettare da altre organizzazioni politiche come e quando aprire le proprie
bandiere (richiesta tanto più assurda perché veniva non dai lavoratori in
sciopero davanti all'azienda, ma dai militanti di un gruppo politico). La
compagna ha preso quindi la bandiera nelle proprie mani, rifiutandosi di
chiuderla. A quel punto è stata accerchiata da alcuni membri del Laboratorio
Crash e, mentre alcuni la trattenevano con la forza, altri hanno vigliaccamente
cercato di strapparle la bandiera con la forza.
Si
tratta di un fatto molto grave. Così è stato percepito dai lavoratori in lotta:
alcuni di loro si sono scusati per atti di cui, peraltro, non avevano alcuna
responsabilità, avendo viceversa da sempre manifestato grande apprezzamento per
la solidarietà concreta e costante che il nostro partito porta loro. Non
citiamo la lotta e il luogo proprio perché quella lotta e i lavoratori che la stanno
portando avanti non c'entrano nulla con il comportamento degli attivisti del
Crash.
http://www.alternativacomunista.it/content/view/1832/1/)
La
questione non riguarda ovviamente i centri sociali. Come Pdac collaboriamo
attivamente, pur nelle differenze, con tanti centri sociali: dalla Lombardia
all'Emilia, dalla Sicilia alla Puglia, a tutto il resto d'Italia. La questione
riguarda alcuni precisi gruppi che ritengono di avere la titolarità per
decidere quali posizioni possono essere portate o meno in una manifestazione,
quando e se le bandiere vadano consentite.
E'
chiaramente una logica che non accettiamo perché tende a mettere nello stesso
sacco tutti "i partiti" (partiti del movimento operaio e partiti dei
padroni) e che attribuisce ad altri (in virtù del fatto che non si chiamano
"partiti", pur avendo una struttura politica, riunioni, un intervento
politico) il diritto di decidere chi tra le forze della sinistra può stare in
piazza.
Questa
logica (per fortuna minoritaria) ha come unico effetto quello di ostacolare
l'unità che si sta creando attorno ad alcune lotte: un'unità di lotta e di
classe che per parte nostra non significa minimamente nascondere le differenze
che separano diversi partiti e organizzazioni della sinistra. Impedire agli
attivisti politici che portano la solidarietà a una lotta di esporre i propri
simboli (bandiere, volantini, striscioni) significa anche creare un ostacolo
affinché la solidarietà nei confronti di quella lotta si allarghi il più
possibile
Il
movimento operaio e comunista ha lottato decenni contro lo Stato borghese e i
fascisti per tutelare il diritto di tutte le organizzazioni della sinistra a
stare in piazza con le proprie bandiere e la propria stampa. Non sarà la
prepotenza di qualche gruppo politico ad annullare questa conquista. Un conto è
la polemica politica, il contrasto di idee tra posizioni diverse: un conto è
credere di imporre, con la forza degli apparati dello Stato (come è stato a
Vicenza) o con l'occasionale superiorità numerica -ai danni in questo caso di una
compagna- un proprio predominio che i lavoratori per primi rifiutano.
Per
quanto riguarda Alternativa Comunista, tuteleremo il diritto per noi e anche
per qualsiasi altra forza della sinistra (partiti, associazioni, movimenti,
coordinamenti, centri sociali), compresi quelli da noi più distanti
politicamente, a portare le proprie bandiere e le proprie posizioni in ogni
occasione
La
nostra bandiera, bandiera dei rivoluzionari, internazionalista e internazionale,
continuerà a sventolare in ogni piazza e in ogni lotta, orgogliosamente.